Il mio nome è Rocco Lassandro, nato il 19 luglio 1976 a Santeramo in Colle, comune situato nell’entroterra barese, in cui vivo tuttora e, probabilmente, anche per la tipica orgogliosa quanto morbosa affezione che noi meridionali, generosi, tolleranti verso le diversità, ma tutt’altro che cosmopoliti, abbiamo per la nostra terra, vivrò fino alla morte.
E questo è quanto, almeno in relazione al chi, ovvero chi sono. Cosa, infatti, meglio dei dati anagrafici potrebbe individuare in modo inequivocabile un soggetto che di professione non faccia l’agente segreto o non abbia un passato nelle SS? Avendo, per sovrappiù, infiocchettato il tutto con alcune superflue considerazioni sul carattere dei meridionali, aggiungere anche una foto, fregandomene dei tanti sosia che potrei avere in giro per la mediocre fantasia genetica di cui la natura dà prova a volte, sarebbe un eccesso imperdonabile.
Riguardo al cosa (cosa sono), non saprei proprio che rispondere. Un avvocato può dire di essere un avvocato, un ingegnere un ingegnere, un medico un medico… Nel mio caso, temo che sarebbe un azzardo persino affermare che io sia un uomo, ché, di uomini (di uomini soltanto, intendo, per citare «Il mio nome è Nessuno»), in circolazione, ce ne sono pochi, ed io non ho di me stesso un’opinione così alta da avere la presunzione di mettermi nel loro novero.
Quanto, poi, a quello che ho fatto nella vita… meglio stenderci su un velo pietoso. Se potessi tornare indietro, la mia vita, la riscriverei da cima a fondo. Né posso promettere niente di buono per il futuro: difficilmente potrà accadere qualcosa che meriti di essere menzionato. Non sono pessimista, semplicemente mi conosco: non sono altro che un borghese, schiavo di passioni e desideri borghesi, incapace di azioni, scelte o anche soltanto pensieri autenticamente virtuosi.
Tra i ceppi borghesi che mi avvincono e a cui sono avvinto, ci sono le velleità artistiche, i cui polloni, in questo spazio, mi propongo di ospitare. E, poiché l’ardire di dilungarmi è ancora lungi dall’insorgere nel mio animo, concludo rimandando, quanti si saranno compiaciuti di porgermi la loro attenzione e saranno così generosi da non ritirarla una volta letta la presente, alla fruizione di alcune delle perle partorite dal mio estro.